I costi del fotovoltaico
Il tema dei costi relativi all’installazione di un impianto fotovoltaico è oggi molto attuale, sia per la grande diffusione che i pannelli fotovoltaici stanno vivendo in paesi come l’Italia (seconda nella classifica europea dopo la Germania per potenza installata), sia per il costo dell’energia elettrica tradizionale, sia per i consumi elettrici in aumento.
Fermo restando che la soluzione economicamente migliore è sempre quella del risparmio energetico, vediamo quali sono i costi che si trova ad affrontare chi decide di acquistare un impianto che sfrutta quindi l’energia solare per la produzione di energia elettrica.
Il preventivo di un impianto fotovoltaico su tetto
In generale la distribuzione delle varie voci di costo dipende dalla potenza dell’impianto: più è piccolo e maggiore sarà il peso dei servizi (installazione e progettazione) e minore quello dei moduli, più è grande e maggiore sarà invece il peso dei moduli, come si vede dalla tabella riportata qui a fianco.
La voce di costo più rilevante nel preventivo per la realizzazione di un impianto solare è certamente costituita dal costo di acquisto dei moduli fotovoltaici che incidono sul totale per il 50-70% (a seconda della potenza). Da evidenziare il fatto che i moduli fotovoltaici sono la componente più longeva di un impianto, in quanto progettati e realizzati in modo da produrre energia elettrica per oltre 50 anni (alcuni ricercatori sostengono che possano “lavorare” per oltre 100 anni, ma possiamo accontentarci anche della metà di tale durata…).
La progettazione e l’installazione, insieme, vanno dal 15% per gli impianti più piccoli a circa il 5% per gli impianti di grande potenza.
Ricordiamo che queste voci sono molto rilevanti ai fini di un buon rendimento dell’impianto e della sua durata nel tempo: un impianto dimensionato e realizzato correttamente permette infatti di produrre una quantità maggiore di energia e, quindi, porta ad una riduzione dei tempi di ritorno dell’investimento sostenuto, nonché a un aumento del tasso interno di rendimento dell’investimento stesso.
Le rimanenti voci di costo sono sempre sotto il 10%. In particolare, l’inverter vale al massimo il 10% del costo totale dell’impianto per potenze inferiori ai 20 kWp, per scendere gradualmente fino a un 7% nel caso di impianti da 1 MWp.
Le strutture di supporto dei moduli variano invece dall’8% al 9% a seconda della taglia del sistema. Numeri analoghi si registrano per cavi e quadri.
Il costo dell’inverter copre circa il 9% del costo totale, i supporti (8%) e i cavi (8%) restano voci minori.
Quanto potrebbe costare il mio impianto fotovoltaico?
Il prezzo medio complessivo di un impianto fotovoltaico oscilla mediamente tra i 3.000 e i 5.000 euro a kWp (kilowatt di picco, cioè la potenza massima raggiungibile) e dipende sostanzialmente da due variabili:
1. la taglia dell’impianto;
2. la tecnologia utilizzata (silicio monocristallino, policristallino o amorfo, altre tecnologie comprese tra i “film sottili”).
Per quanto riguarda la prima variabile va detto che il costo medio per kWp è inversamente proporzionale alla dimensione dell’impianto: più elevata è la sua taglia, più si diluiscono i costi di progettazione e installazione.
La scelta della tecnologia dipende dai seguenti fattori:
1. estetica: in certi casi i moduli al silicio amorfo o a tecnologia ibrida (combinazione di silicio amorfo e cristallino in microgranuli) sono più apprezzati esteticamente per la loro colorazione uniforme;
2. spazi disponibili: l’ottimizzazione degli spazi avviene solitamente tramite i moduli al silicio monocristallino, che hanno efficienze superiori (che significa maggiore potenza resa per unità di superficie). Quando lo spazio non è un problema si può pensare al silicio amorfo, la cui efficienza è meno della metà dei moduli al silicio cristallino;
3. produttività energetica: nei climi caldi i moduli al silicio amorfo e altri materiali facenti parte della famiglia del film sottile riescono ad avere migliori prestazioni energetiche.
La tecnologia impiegata influenza invece la capacità produttiva dei pannelli fotovoltaici e, quindi, il tempo di ritorno dell’investimento.
I moduli al silicio amorfo, ad esempio, risentono meno delle alte temperature, che causano nei moduli al silicio cristallino maggiori riduzioni di producibilità energetica. Moduli al silicio mono e policristallino hanno producibilità energetiche analoghe.
La scelta della tecnologia (per esempio il silicio monocristallino invece dell’amorfo) è vincolata invece allo spazio disponibile per l’impianto fotovoltaico e alla temperatura massima presente nella zona: i pannelli al silicio amorfo, per esempio, sono infatti in grado di produrre una quantità maggiore di energia se la temperatura esterna è elevata ed è disponibile uno spazio ampio per l’installazione.
Quanto costerà la manutenzione del mio impianto?
Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, il costo per la manutenzione ordinaria di un impianto solare fotovoltaico è irrisorio.
Rispetto ad altre tecnologie, infatti, i pannelli fotovoltaici sono in grado di produrre energia senza parti in movimento, quindi con un’usura dei componenti praticamente nulla. Gli unici interventi che potrebbero rendersi necessari sono la pulizia periodica dei moduli (se installati in contesti particolarmente polverosi) e l’eventuale sostituzione della scheda dell’inverter dopo 8-10 anni (ma solo se si guasta).
I costi legati all’esercizio, per quanto riguarda lo scambio sul posto, consistono sostanzialmente in 30 euro all’anno per la stipula della convenzione con il GSE (Gestore Servizi Elettrici), mentre, se si decide di optare per la cessione in rete (o ritiro dedicato), la Deliberazione AEEG prevede che il GSE applichi ai produttori un corrispettivo pari allo 0,5% del controvalore dell’energia elettrica ritirata, a copertura dei costi amministrativi, fino a un massimo di 3.500 euro all’anno per impianto.
Ci sono degli incentivi per chi decide di installare un impianto a pannelli fotovoltaici?
In Italia attualmente il mercato fotovoltaico prevede diverse modalità d’incentivazione, dal Conto Energia allo scambio sul posto, dai bandi regionali a quelli statali.
A seconda del tipo di convenzione che si stipula con il GSE è possibile usufruire di diversi incentivi, primi tra tutti quelli legati al Conto Energia, meccanismo che permette di ottenere un contributo proporzionale alla quantità di energia prodotta dall’impianto e al tipo di installazione realizzata (al suo grado di integrazione) per un periodo di 20 anni. Va inoltre specificato che l’incentivo concesso dal Conto Energia è tanto maggiore quanto minore è la potenza di picco dell’impianto e quanto maggiore è la sua integrazione architettonica.
Altro meccanismo incentivante è quello dello Scambio sul Posto entrato in vigore in versione rinnovata proprio l’1 gennaio 2009. Questo sistema consente di immettere in rete l’energia elettrica prodotta e non immediatamente consumata e permette all’utente di prelevarla in un momento successivo, quando ne avrà bisogno ma il suo impianto non sarà in grado di produrne (per esempio di notte o nelle giornate molto buie e piovose).
Periodicamente sono disponibili, inoltre, bandi regionali o statali che mettono a disposizione dei cittadini e delle imprese contributi a fondo perduto destinati a coprire una parte dei costi per la realizzazione sul territorio di impianti solari fotovoltaici e termici.
Naturalmente chi decide di installare un impianto solare normalmente non considera i soli incentivi o bandi pubblici: c’è il risparmio reale (e crescente, in tempi di progressiva carenza energetica) sulle bollette elettriche, il contributo positivo che ne riceve l’ambiente, grazie alla mancata emissione di CO2 nell’atmosfera e la maggiore indipendenza dalla rete elettrica.
In quanto tempo si ripaga un impianto?
IIl tempo di ritorno dell’investimento è essenzialmente legato a due variabili:
1. la taglia dell’impianto fotovoltaico: più è grande, più sarà rapido il suo ammortamento;
2. la sua localizzazione: l’irraggiamento infatti influenza la produzione energetica dell’impianto stesso.
Nell’ipotesi di usufruire del Conto Energia, per un impianto domestico di 3 kWp il tempo di ritorno dell’investimento varia dai 6 ai 12 anni, a seconda della posizione geografica (più si è a Sud e maggiore è l’irraggiamento solare e quindi la produttività dell’impianto), della taglia dell’impianto (più è grande e minore è il prezzo specifico al kWp), della posizione fiscale dell’autoproduttore (gli utenti domestici non pagano tasse, a differenza delle aziende).
Oltre al tempo di ritorno bisogna però tenere presente che la valutazione economica di un impianto fotovoltaico si basa sempre di più sul fatto che un impianto è assimilabile a un investimento finanziario vero e proprio, e come tale va considerato. Pertanto, il parametro più efficace per la valutazione dell’investimento diventa il TASSO INTERNO DI RENDIMENTO, che nel caso del fotovoltaico è quasi sempre superiore al 7% (al netto delle tasse). Il fatto che simili rendimenti siano garantiti per 20 anni rendono l’investimento nel fotovoltaico il migliore investimento disponibile sul mercato, sia in termini di convenienza che di sicurezza.